domenica 15 marzo 2015

Palazzo Calderari a Turano Lodigiano (LO)

Indirizzo: Via Giuseppe Garibaldi, 50(P),66,64,62,60,58,56,54,52 (Nel centro abitato, in posizione dominante) - Turano Lodigiano (LO)

Tipologia generale: architettura fortificata
Tipologia specifica: castello
Epoca di costruzione: post 1675 - ante 1723

Uso attuale: intero bene: abitazione/ spazio espositivo
Uso storico: ala ovest: abitazione; intero bene: palazzo nobiliare
Condizione giuridica: proprietà privata

Il Palazzo Calderari, che sorge nel paesaggio agrario di bellezza pressochè intatta del Parco Adda Sud, è una trasformazione tardo-barocca del castello di Turano, che fonti storiche documentano già nell'VIII secolo, e che venne raso al suolo dagli Ungari nel X secolo. Su quelle fondamenta, ancora in parte riconoscibili nella struttura "a scarpa" del basamento, venne edificata la sontuosa villa di delizie dei marchesi Calderari, investiti del feudo di Turano dal 1675.

La proprietà passò successivamente di mano, prima ai Cima e dal 1853 ai Pitoletti, nobile famiglia che già possedeva a Lodi lo splendido palazzo già dei Modegnani. L'edificio fu assegnato come dote monacale alle sorelle Adalgisa ed Adelaide Pitoletti, entrate a far parte dell'ordine delle Canossiane, che ne presero possesso nel 1889, e vi istituirono attività assistenziali e caritative, fra cui un istituto per la cura e la rieducazione delle fanciulle sordomute.

Le Canossiane vi rimasero fino a non molti anni fa, quando cedettero il complesso, in stato di grave degrado, agli attuali proprietari, che dal 1996 vi hanno intrapreso un'intensa opera di restauro conservativo, i cui risultati hanno permesso il recupero del primitivo splendore, sia all'esterno che negli ambienti interni. In assenza di riscontri documentali, è difficile assegnare una paternità all'architettura dell'edificio, che presenta caratteri abbastanza simili ad altre ville di delizie dei secoli XVII e XVIII esistenti nel territorio (villa Barni di Roncadello, Palazzo Carcassola di Comazzo, Rocca Brivio di Melegnano).


L'edificio è a pianta quadrangolare, costituito da quattro corpi fabbrica che al pianterreno presentano su ciascun lato un portico a tre arcate, aperto sul cortile.
Le facciate, sia esterne che interne, sono estremamente semplici ma armoniose: la superficie muraria, i cui intonaci sono stati ripristinati, è scandita da due file di finestre nell'ala padronale, e da tre file di finestre più piccole nelle ali laterali.
La facciata principale è ornata da quattro meridiane affrescate abbastanza curiose, che recano i segni zodiacali delle quattro stagioni.

Spicca l'elegante arabesco decorativo dei ferri battuti di alcuni balconi, della lunetta che sovrasta il portale di accesso


e della ringhiera della scala che mette in comunicazione il piano terreno con l'ampio giardino sul lato orientale della villa.
Al pianterreno l'ala centrale consta di tre sale per parte, simmetricamente allineate a destra e a sinistra del salone centrale, tutte affrescate (nelle sopraporte e nei soffitti) con motivi di finte architetture a "trompe-l'oeil", medaglioni racchiudenti paesaggi, scene storiche o allegoriche, busti all'antica.


Assai bello è il monumentale scalone d'onore a doppia rampa, purtroppo mutilato della balaustra in marmo a colonne.

Il corpo centrale, che corrisponde all'appartamento di rappresentanza, è su due piani e presenta un sopralzo sovrastante l'immenso salone delle feste del piano nobile, che è quindi a doppia altezza.



Anche quì la decorazione è settecentesca; il salone da ballo è decorato da importanti affreschi a tema mitologico sulle pareti e nella volta.
L'interno restaurato ed adibito a sala ricevimenti

L'appartamento è stato internamente restaurato, eliminando le ridipinture più tarde che ne rendevano difficile la lettura.




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Fonte: opuscolo giornate FAI di primavera 2014
Testo: Maria Emilia Moro

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