domenica 24 giugno 2012

Tempio civico dell'Incoronata - complesso


Indirizzo: Via Incoronata 25- Lodi (LO)

Tipologia generale: architettura religiosa e rituale

Tipologia specifica: chiesa

Uso attuale: intero bene: tempio civico

Uso storico: intero bene: destinazione originaria

Epoca di costruzione: 29 maggio 1488 - 1489


Autore:
Battagio Giovanni, progetto;
Dolcebono Giovanni Giacomo, costruzione / progetto campanile;
Ambrogio da Fossano detto Bergognone, decorazione interno;
Maggi Lorenzo, costruzione campanile;
Gerolamo da Comazzo, decorazione;
Pedoni Cristoforo, costruzione pavimento;
Piazza Cesare, Piazza Callisto, Piazza Scipione, decorazione interno;
Fontana Carlo, costruzione abside;
Legnani Stefano, decorazione coro e abside;
Lanzani Andrea, decorazione coro e abside;
Della Chiesa Giovanni, decorazione interno;
Brambilla Ferdinando, decorazione secondo ordine;
Lorenzini, rifacimento fregi;
Caremi Antonio, rifacimento fregi;
Madorati G., restauro dipinti;
Truzzi Afrodisio, progetto completamento facciata;
Della Chiesa Matteo, decorazione interno;
Piazza Martino, Piazza Albertino, Piazza Fulvio, decorazione interno;
Bignami Osvaldo, decorazione portico.


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Comprende:

Tempio civico dell'Incoronata, Lodi (LO)
Sacrestia (ex) del Tempio civico dell'Incoronata, Lodi (LO)
Sacrestia del Tempio civico dell'Incoronata, Lodi (LO)
Palazzo del Monte di Pietà, Lodi (LO)


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Configurazione strutturale: L'edificio è a pianta ottagonale, con sette cappelle 

a pianta trapezoidale e una cappella maggiore cruciforme, tutte sormontate da

un matroneo. Le pareti sono in laterizio; la copertura è costituita da una

cupola ottagonale, il cui estradosso è nascosto da un tetto in piombo. Alla

facciata è addossato un portico ottocentesco a tre arcate, sormontato da una

loggia a sei arcate e affiancato a sinistra da un campanile a cinque piani.



Descrizione

Scrigno sontuoso, esuberante di ornati all'interno, chiuso esternamente nella lucida sobrietà del prisma ottagonale, il tempio lodigiano si pone come episodio di fondamentale significato architettonico nell'ultimo Quattrocento lombardo, per il fatto di tradurre, in forme pienamente rinascimentali e attraverso la mediazione bramantesca, la semplicità strutturale e la densa simbologia delle piante centrali paleocristiane, così ricorrenti nella Milano del tempo di Ambrogio, ma anche nei battisteri romanici lombardi.

L'esterno dell'edificio, per l'esaltazione della nuda massa muraria scandita dalla sequenza orizzontale dei piani, sembra confrontabile con il tiburio di S. Maria dei Miracoli presso S. Celso a Milano, riconducibile al Dolcebuono.
Il volume compatto dell'ottagono è strutturato in verticale dallo slancio dei pilastri piegati a libro, riequilibrato dalla copertura piramidale a falde che culmina nella lanterna e si raccorda alla severa massa muraria sottostante per mezzo della fine invenzione della balaustra, aerea struttura a colonnine ed eleganti pinnacoli angolari.
All'interno del tempio sono molteplici i richiami alla bramantesca sagrestia di S. Maria presso S. Satiro, nella sequenza delle cappelle trapezoidali, uguali fra loro, aperte su ciascun lato dell'ottagono di base; nella ricerca dell'effetto illusionistico di profondità attraverso l'ardito scorcio dei cassettoni nelle volte a botte della cappella; nelle paraste piegate 'a libro' che inquadrano gli arconi delle cappelle stesse e le bifore del secondo ordine;

negli oculi posti alla base della cupola e nelle lunette di fondo delle cappelle; infine nei tondi modellati con intense teste in terracotta dipinta, collocati nelle vele degli archi di ingresso alle cappelle, opera probabile del De Fondulis.
Il rigore metrico della struttura, ammorbidito dall'uso sapiente degli effetti luministici e dal dinamismo indotto dall'ampliamento illusionistico dello spazio delle cappelle, qualificano l'interno del tempio al pari dello straordinario apparato decorativo, solo in parte originario ma frutto di un progetto fortemente unitario e spiccatamente orientato in senso 'moderno'.

Il recente recupero e restauro dell'immagine miracolosa della Vergine che fu all'origine della costruzione ha consentito di ipotizzare che l'opera sia stata radicalmente ripensata in occasione del trasferimento sull'altar maggiore della chiesa, avvenuto nel 1494. È possibile che tale prestigioso intervento rientrasse nel progetto decorativo per l'interno della chiesa che fu affidato nel novembre del 1497 ad Ambrogio Bergognone. La cappella maggiore dell'Incoronata veniva così a configurarsi come uno dei più prestigiosi complessi decorativi della Lombardia rinascimentale.
Incentrate, come già detto, sulla figura di Maria e sul tema dell'Incarnazione di Cristo, le tavole bergognonesche offrono una perfetta sintesi stilistica di cinquant'anni di Rinascimento in Lombardia, per le forti radici foppesche, l'eredità ormai matura di quel naturalismo affettuoso e intimistico che aveva caratterizzato il ventennio precedente, le molte tangenze con l'esperienza franco-fiamminga, e per la chiara apertura nella direzione di quel pacato classicismo che, nell'ultimo decennio del Quattrocento, un po' in tutta Italia, precede, annunciandoli, gli imminenti sviluppi della 'Maniera moderna'.


L'attività quarantennale di Callisto Piazza, rientrato a Lodi nel 1529 dopo il lungo soggiorno bresciano, qualificò profondamente l'assetto decorativo dell'Incoronata, determinando quella sostanziale omogeneità visiva che tuttora permane; tale fatto testimonia di una precisa volontà dei Fabbricieri dell'Incoronata ad aggiornare rapidamente la decorazione dell'edificio sulla base delle più moderne tendenze della pittura settentrionale.
I lavori di fine Seicento, relativi in particolare alla zona del coro, si configureranno infatti come una delle prime occorrenze lombarde del gusto rococò.


Sopra il matroneo corre la cornice dorata su cui si imposta la cupola, la cui costruzione risale agli anni dal 1491 al 1493. La decorazione della cupola è più volte mutata nei secoli: inizialmente fu affrescata, almeno in parte, da Giovanni Della Chiesa, ma di questi primitivi affreschi, che risalgono al 1493 non si sa nulla.

In seguito, nel 1616, grazie ad un lascito testamentario del nobile lodigiano Andronico Ponteroli la cupola fu ridipinta e dorata in un pesante stile barocco, stile che però, secondo il rinnovato gusto ottocentesco, parve in contrasto con le pure linee rinascimentali di tutta la chiesa.

Così nell'Ottocento si pensò di eliminare le sovrastrutture barocche e di ridipingere gli spicchi della cupola in uno stile più sobrio. La nuova decorazione fu affidata al pittore bergamasco Enrico Scuri che nel 1840 concepì per gli otto spicchi la gloria dei sette Santi lodigiani e l'Incoronazione della Vergine in corrispondenza dello spicchio che sovrasta l'altar maggiore.

In corrispondenza dell'ottavo della cappella della Passione è affrescata la gloria dei Santi Naborre e Felice.

In corrispondenza della cappella di Sant'Antonio è affrescata la gloria di Sant'Alberto Quadrelli.

In corrispondenza dell'ottavo della cappella della cantoria è affrescata la gloria del Beato Jacopo Oldo.

In corrispondenza dell'ottavo dell'ingresso principale è celebrata la gloria di San Bassiano, cui è dedicata la vela di fronte all'Incoronazione, per celebrare l'importanza del primo vescovo di Laus Pompeia e la devozione dei cittadini per il loro Patrono.

In corrispondenza della cappella dell'organo è rappresentata la gloria della Santa Lucrezia Cadamosti.

In corrispondenza dell'ottavo della cappella di San Paolo è rappresentata la gloria di San Giovanni di Lodi.

In corrispondenza della cappella di San Giovanni Battista è rappresentata la gloria di Santa Savina dei Tresseni.

La base della cupola è divisa in due fasce finemente decorate; nella seconda si aprono coppie di oculi alla base di ogni spicchio.

Le decorazioni riprendono lo stile di quelle originarie del primo ordine, con decori dorati su fondo blu, mentre anche gli spicchi sono divisi da fasce che si assottigliano verso l'alto, piegate a libbro, come le paraste del primo e del secondo ordine, ornate da una teoria di candelabre dorate su fondo blu lapislazzulo.

Le fasce si collegano nella sommità della cupola agli otto spigoli di un ottagono a rilievi dorati che fa da base alla lanterna.
Notizie storiche

Avvenne dunque, nel settembre 1487, che un'immagine affrescata della Madonna, posta sul muro esterno di una casa di via Lomellini, nel centro medievale della città, parlasse, ammonendolo, al frequentatore di una vicina casa di piacere e che, qualche giorno più tardi, guarisse miracolosamente un nobile lodigiano.
L'anno seguente, 1488, ottenuto il consenso del vescovo Carlo Pallavicino e del duca di Milano Ludovico il Moro, i lavori iniziarono con lo sgombero dell'area e la posa della prima pietra del santuario. In realtà da almeno un decennio il consiglio comunale andava manifestando la volontà di 'bonificare' il centro cittadino in modo che "el loco disonesto qual è sopra la piaza, e si può dire nel più bel transito della città, per più honestade sia tolto via, et posto in altro luoco più comodo et apto ad simile cosa". Venne così a determinarsi la spinta necessaria alla costruzione del maestoso tempio, la cui direzione fu affidata al lodigiano Giovanni Battagio. Nell'aprile 1489, dopo un collaudo delle strutture di fondazione condotto da Gian Giacomo Dolcebuono e Lazzaro Palazzi, il Battagio fu misteriosamente allontanato dal cantiere, la cui direzione passò allo stesso Dolcebuono, che condusse la fabbrica a completamento in tempi assai veloci, ultimando la cupola nell'aprile 1491.
Il primo intervento decorativo all'interno del tempio fu, nel gennaio 1494, il solenne trasporto dell'affresco miracoloso della Vergine, collocato sull'altar maggiore. Una conferma delle forti istanze civili e sociali che, nella vicenda costruttiva del santuario lodigiano, si intrecciarono ai significati religiosi e devozionali, venne dall'istituzione di una Scuola o Confraternita dell'Incoronata (1497) e dalla fondazione, nel 1512, da parte della Scuola stessa, del Sacro Monte di Pietà, che ebbe sede in ambienti attigui alla chiesa.


A partire dal 1496 e per tutto il primo ventennio del Cinquecento il responsabile tecnico della fabbrica è l'ingegnere lodigiano Daniele Gambarino, impegnato in opere lignee e murarie di non rilevante entità, mentre per la progettazione dello snello campanile viene richiesta la consulenza del Dolcebuono (1501). L'ultimo tratto della vicenda costruttiva rinascimentale dell'Incoronata prevede, entro la metà del Cinquecento, la conclusione del lungo iter realizzativo della balaustra esterna in marmo chiaro, detta anche 'ghirlanda'.

Frattanto, a partire dagli ultimi anni del Quattrocento, l'interno cominciava a essere decorato dal Bergognone e da Antonio Raimondi; entro il sesto decennio del Cinquecento l'attività feconda della bottega dei Piazza avrebbe rapidamente completato la sontuosa veste policroma dell'edificio. Se gli interventi seicenteschi (in particolare l'apertura di un lato dell'ottagono in corrispondenza dell'altar maggiore per la creazione del coro) non alterarono nella sostanza l'originario impianto architettonico e gli equilibri spaziali del tempio, il suo attuale assetto interno - specie nella parte della cupola e del matroneo - e alcuni elementi esterni come la facciata su strada e la lanterna sono invece il risultato delle radicali trasformazioni operate, tra accese polemiche, nel corso dell'Ottocento, sotto la direzione dell'architetto della Fabbrica del Duomo di Milano Pietro Pestagalli. Tra il 1989 e il 1995 Rosa Auletta Marrucci ha diretto un ciclo di lavori finalizzati alla conservazione dell'intero organismo architettonico, nelle sue parti originarie come in quelle di restauro.

L'organo fu costruito nel 1507 da Domenico Di Lorenzo da Lucca, i fratelli Daniele e Leonardo Gambarino realizzarono e dorarono la cornice lignea. Le ante che sono di Matteo Della Chiesa, rappresentano aperte: Madonna col Bambino e Santa Caterina d'Alessandria; chiuse i patroni di Lodi: San Bassiano e Sant'Alberto Quadrelli.

Orari di apertura
Tempio dell'Incoronata

Indirizzo: Via Incoronata, 25 - 26900 Lodi
Telefono: 0371/51083
Apertura: dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.30 alle 18.00.
Messe feriali, domenica e festivi: 11.30 (i turisti devono uscire dal tempio dieci minuti prima dall'inizio funzione).
Ingresso: gratuito

S. Maria Incoronata, Lodi
Il bellissimo santuario dell'Incoronata costituisce la prima trasposizione fuori Milano del tipo della rotonda ottagonale con cappelle, proposto da Bramante nella piccola sacrestia di S. Maria presso S. Satiro, in un edificio ecclesiastico compiuto. Costruito in tempi rapidissimi - tre anni dopo la posa della prima pietra (1488) veniva voltata la cupola - dimostra l'intraprendenza e la vitalità economica della comunità lodigiana (legata in gran parte alla produttività delle campagne), ansiosa di trovare spazi di au-tonomia nella sudditanza politica ai duchi di Milano. Gli eventi da cui scaturì la fondazione ricalcano un copione ricorrente in questi anni: nel 1487 un'effigie della Vergine dipinta su una casa nel denso centro cittadino, redarguiva un frequentatore di un postribolo lì annidato e pochi giorni dopo guariva prodigiosamente un nobile lodigia-no infermo.

La scelta di liberare il sito per costruire un tempio dedicato a Maria fu immediata e nell'arco di un anno, ottenuto il consenso del vescovo Pallavicino e di Ludovico il Moro, iniziarono i lavori secondo il progetto del lodigiano Giovanni Bat-tagio (attivo a Milano dal 1465 come scalpellino e dal '74 ingegnere ducale). Sostitui-to il Battagio nel 1489 con Gian Giacomo Dolcebuono per errori nella costruzione non meglio precisati (che non dovettero comportare un mutamento del progetto), già nel '94, quando fu trasportato l'affresco sull'altare, l'interno cominciava ad essere decorato da Antonio Raimondi e da Ambrogio Bergognone; entro il sesto decennio del Cinquecento, grazie all'attività continuativa della grande bottega lodigiana dei Piazza - da Martino al brillante Camillo - la chiesa doveva essere completamente rivestita.


Difetti della copertura porteranno a rifare più volte la decorazione della cupola e del loggiato, che risale in definitiva al pieno Ottocento; la galleria fu ricondotta allo "stile bramantesco" sulla base della veduta interna della chiesa contenuta nella bellissima Presentazione al Tempio del Bergognone (cappella di S. Paolo). Se l'impianto S. Maria dipende senz'altro dalla "riscoperta" dei battisteri tardo romani e romanici lombardi, per le proporzioni slanciate e per la definizione del paramento architettonico interno Battagio si ispirò direttamente all'interpretazione bramantesca dei modelli antichi: le paraste piegate che inquadrano gli archi delle cappelle e le bifore, i tondi con le teste di terracotta dipinta (forse opera del cognato Agostino de' Fon-dutis), gli "occhi" alla base della cupola e nelle lunette di fondo delle cappelle guardano direttamente alla già citata sacrestia milanese; anche la ricerca di un effetto di maggiore profondità degli sfondati, compresi nello spessore murario forse per problemi di spazio, attraverso l'espediente illusionistico delle volte a botte strombate rivestite da cassettoni di dimensione decrescente è stata certamente ispirata dal noto coro prospettico del medesimo santuario milanese (mentre le bifore su colonnine della galleria appartengono ad un gusto decorativo più spiccatamente lombardo).




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Fonte: http://temi.provincia.mi.it/bramante/schede_lombardia/scheda3.html
Fai un tour virtuale del Tempio dell'Incoronata all'indirizzo internet:  http://www.incoronata.eu/

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